Effetto TESTING: studiare... in PRATICA!

Hai letto il libro in modo efficace, hai sottolineato le tue parole chiave, hai creato il tuo e schema hai ripetuto e quindi, finalmente, hai finito di studiare... giusto?

Sbagliato, naturalmente, perché c'è ancora una fase fondamentale che completa il metodo di studio, e oggi parliamo proprio di questo: della fase di applicazione, cioè la fase successiva a quando abbiamo schematizzato, rielaborato, letto ecc.

La fase in cui mettiamo in pratica quello che abbiamo imparato.

Che cosa vuol dire nel concreto "applicazione"? Significa mettere alla prova le informazioni che abbiamo acquisito, compreso e rielaborato per testarle e batterle con un metaforico martello su una metaforica incudine per renderle veramente temprate e resistenti.

Il momento in cui voi consolidate mettendo alla prova è quello in cui realmente sviluppate una competenza, una conoscenza che rimarrà nel tempo, questo attraverso alcuni principi come il famose "effetto testing" e la "desirable difficulty", cioè la difficoltà desiderabile, lo sforzo desiderabile.

Che cosa dovete fare? Innanzitutto dividiamo in due modalità questo testing:

1) la prima modalità è l'esercizio pratico vero e proprio, che rappresenta sostanzialmente una simulazione di quello che sarà il vostro esame; pensate all'allenamento per un esame di matematica o per un concorso pubblico.

2) la seconda modalità diventa indispensabile quando il nostro esame non è pratico e quindi non ha un aspetto di esercizio che si possa trovare alla fine del libro o nelle banche dati per esercitarsi. Un esame di storia ad esempio, o di diritto, ma anche di biologia. E' qui che entra in gioco il quiz: costruirsi dei bigliettini o anche di fogli in cui semplicemente si scrivono le domande che potrebbero essere fatte su un certo argomento.

Si può procedere schema per schema o argomento per argomento, e su questi biglietti ci si mette alla prova rispondendo alle domande con la stessa modalità con cui svolgeremo l'esame: se si tratta di un esame scritto risponderemo per iscritto, se si stratta di un esame orale invece proveremo a rispondere ad alta voce, proveremo a interpretare una sorta di interrogazione simulata, magari anche davanti a uno specchio o con una telecamera.

Su questo principio si innesta poi un altro metodo di cui vi voglio parlare molto rapidamente:  il sistema Leitner, che consiste nell'avere diverse scatolette in cui si pongono le varie domande che ci siamo fatti, per poi rispondere a cadenze temporali precise seguendo anche altri principi come quelli delle ripetizioni programmate. L'obiettivo sarà quello di far arrivare le varie domande all'ultima casella, quella in cui siamo certi di aver veramente padroneggiato quell'argomento.

Da questo breve articolo dovete portarvi a casa questo: un metodo di studio non è completo finché non avete testato quello che dovevate imparare, finché non avete messo alla prova, finché non vi siete sforzati concretamente, avete simulato l'esame e in ogni caso avete ricercato quella difficoltà, quello sforzo che fa girare le vostre rotelle mentali e vi fa consolidare quello che avete studiato.

 

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