L'uomo più INTELLIGENTE del MONDO: TERENCE TAO
Se esiste un tema nelle scienze cognitive che più di ogni altro è al centro di dibattiti feroci e prese di posizione nette è quello dell’intelligenza e del QI, che poi sarebbe il quoziente che la misura.
Se da un lato è scientificamente appurato quanto il QI sia un valore importante e predittivo (magari ne parliamo in un articolo a parte), dall’altro sempre di più emerge chiaramente come non esaurisca tutto quello che comunemente intendiamo per “intelligenza”, ed ecco allora nascere nuovi termini come quoziente emotivo, altrettanto importanti da approfondire.
Nel mezzo dei dibattiti e delle ricerche scientifiche sull’intelligenza però, ogni tanto, emergono figure aliene così smaccatamente intelligenti, così vergognosamente dotate da fermare ogni discussione.
Ecco, queste persone aliene guardano a Terence Tao come a un alieno fra gli alieni. Diverso tra i diversi.
Terence Tao, il matematico australiano, l’uomo più intelligente del mondo. Il suo QI registrato è di 230. Ed è la cosa meno interessante di lui.
Oggi, in questo articolo, vi racconto la sua storia.
INFANZIA
Terence nasce il 17 luglio del 1975, poco più di 45 anni fa ad Adelaide, in Australia, figlio di due immigrati di prima generazione di Hong Kong.
Suo padre, il dottor Billy Tao, si era laureato in medicina nel 1969 e si era trasferito in Australia per lavorare come pediatra. La madre, Grace, era laureata in astrofisica e matematica, sempre ad Hong Kong.
Tra le altre cose, Terry, così lo chiamano i suoi amici, ha due fratelli ed entrambi hanno partecipato alle olimpiadi di matematica rappresentando il loro paese. Uno oggi è un ingegnere informatico e lavora per Google, l’altro, purtroppo affetto da autismo, è maestro internazionale di scacchi, un pianista di talento, un compositore, laureato in teoria musicale e con un dottorato in matematica. Una famiglia di gente sveglia, insomma.
Ma Terence Tao è un alieno fra gli alieni, ricordate? E il suo essere “diverso” emerge presto, prestissimo.
Fin da bambino si distingue per la sua perspicacia e la sua propensione per i numeri e i suoi genitori si rendono conto che c’è qualcosa di incredibile in loro figlio quando impara a leggere da solo a 2 anni e comincia immediatamente a insegnare ai bambini di 5.
Fa impazzire sua nonna implorandola, mentre lavava le finestre di casa, di lasciargli disegnare numeri con il liquido detergente.
Quando di anni ne ha 7 finisce sui giornali della sua città perché fa ripetizioni di matematica a studenti delle scuole superiori… mentre le frequentava, le scuole superiori.
Sì, sul serio. Va al liceo a 7 anni. E programma al computer, anche, nel tempo libero.
Queste sono le parole con cui lo descrive Ken Clements, chiamato a valutare le sue abilità matematiche quando era un bambino:
“Se ne stava seduto in un angolo della stanza, leggeva un libro con scritto Analisi matematica sulla copertina. Terence era piccolo, minuto, anche per un bambino di 7 anni”.
E qui verrebbe immediatamente da pensare che, come spesso accade per tanti bambini prodigio, dietro le straordinarie abilità di Terence si nascondano i suoi genitori, magari con allenamenti assurdi, disciplina di ferro.
Ce la immaginiamo tutti la madre di Terry, matematica e astrofisica, incarnazione dello stereotipo della “mamma-drago” asiatica, costringerlo a studiare sui libroni dell’università quando ancora attraversava la strada a manina. Sarebbe ovvio che fosse così.
Ma nella storia di Terence, come vi dicevo, non c’è niente di ovvio e non c’è niente di comune.
Tao afferma di aver imparato i rudimenti della matematica completamente da solo, guardando il programma per bambini Sesame Street, e di aver continuato da lì, semplicemente perché gli piaceva farlo. Niente di più di questo.
Quando ha 9 anni Terence divide il suo tempo fra il liceo e i corsi universitari di matematica avanzata, perché essere 7-8 anni avanti nell’istruzione rispetto ai ragazzi della sua età non gli pareva abbastanza.
A 10 anni comincia a vincere competizioni di matematica, diventando il più giovane partecipante nella storia alle olimpiadi matematiche. Purtroppo non gli va tanto bene, arriva solo terzo, medaglia di bronzo. Poverino. Vincerà l’argento l’anno dopo, a 11 anni e l’oro quello dopo ancora, nel 1988, a 12 anni.
GIOVINEZZA
Nel frattempo, in mezzo ai numeri e alle equazioni, gioca a Dungeons & Dragons con i suoi amici, si diverte a con Super Mario Bros e divora libri fantasy (è un super appassionato di Terry Pratchett).
Legge fumetti, gioca a Magic e passa le notti sul videogioco strategico Civlization.
Oggi dice di evitare del tutto i videogiochi perché ne diventa maniaco e non riesce più a fermarsi finché non li ha completati al 100%.
Insomma, un ragazzino nerd qualunque… o quasi. Gli piace anche il latino e traduce l’intero "Guida galattica per autostoppisti" nella lingua dell’antica Roma. Così, perché gli va. Non è molto bravo invece nelle materie umanistiche, preferisce le risposte secche, sì o no, alle questioni di opinione e interpretazione.
A 15 anni Terry scrive la sua prima pubblicazione scientifica, si laurea a 16 anni e vince subito una borsa di studio per l’università di Princeton, negli Stati Uniti. Riceve il PhD, il dottorato di ricerca, a 21 anni e si sposta alla UCLA, l’università della California, dove diventa professore associato all’età di 24 anni, il più giovane di sempre, ovviamente.
Terence ha sempre voluto fare il matematico, fin da piccolissimo, fin da prima di sapere anche solo che cosa volesse dire fare il matematico. A un giornalista del New York Times racconta che si immaginava da grande di stare in una stanza con una commissione che gli avrebbe portato ogni giorno nuovi problemi da risolvere, come una dose continua di puzzle complessi.
I SUCCESSI
Non sono neanche in grado di provare a descrivere la portata del suo lavoro in ambito accademico. Scherzando un mio amico matematico una volta mi ha detto che, con tutta probabilità, la strada più veloce per risolvere un problema di matematica è convincere Terence Tao ad occuparsene.
Il suo lavoro oggi si specializza principalmente nello studio dei numeri primi, nell’analisi armonica, nella teoria della probabilità e in mille altre cose che non sono capace di comprendere, figuriamoci di raccontarvele. Spazia in campi anche lontanissimi tra loro, a differenza della maggior parte dei matematici di successo, iper specializzati.
Ha vinto tutti i premi più prestigiosi del suo campo, dalla medaglia Fields, nel 2006, da tutti chiamata “il Nobel della matematica”, alla Mac Arthur, è stato autore e coautore di 275 paper scientifici, scritto libri di testo acclamati dagli esperti e ha trovato il tempo anche di andare ogni tanto in TV a far sentire inadeguati i suoi intervistatori.
Ma non basta, un altro pezzo del meraviglioso puzzle della mente di Terence è la sua capacità di fare chiarezza e trasmettere le sue conoscenze. Ricordate, dava lezioni ai bambini di 5 anni quando ne aveva solo 2.
La rielaborazione, la sintesi, la chiarezza espositiva sono tra le sue armi più affilate, rende concetti intricati e oscuri chiari e cristallini tanto che spesso viene usato come apripista dai suoi colleghi matematici. Lui va avanti, esplora un nuovo concetto che nessuno riesce a capire, lo fa suo e poi lo rende accessibile anche a tutti gli altri.
John Garnet, professore ed ex Preside di facoltà di matematica alla UCLA, di lui dice: “Terry è come Mozart, la matematica semplicemente sgorga da lui naturalmente… ma senza la personalità problematica di Mozart: tutti lo adorano”.
PERSONALITA’
Ed è proprio questo che forse è ancora più sorprendente di Terry: la sua personalità. Anche in questo è anormale in mezzo ai geni suoi pari.
È una persona tranquilla, pacata, modesta, priva di quegli atteggiamenti schivi e di quelle difficoltà sociali che si associano sempre ai geni dei numeri. Non alza mai la voce, non è mai stressato né depresso, non è spocchioso, non è arrogante, non è asociale, non è… niente.
E’ semplicemente un uomo normale, dotato però di un cervello capace di esprimere una potenza creativa e di calcolo impensabile.
Unico segno particolare: indossa quasi esclusivamente polo colorate. Dice che gli piacciono e che si sbaglia sempre ad allacciarsi i bottoni delle camicie.
La sua abilità, il suo domino schiacciante sulla matematica della sua epoca e la sua personalità amabile lo hanno reso nel tempo una vera e propria calamita di studenti e ricercatori: tutti vogliono studiare con lui, tutti vogliono imparare da lui, tutti vogliono collaborare con lui, tanto che si ritrova costretto, a detta sua, a rifiutare continuamente centinaia e centinaia di proposte ogni settimana.
È interessante anche sentirlo riflettere sulla sua stessa abilità: sostiene, con gli anni, di stare rallentando nella sua capacità di calcolo e risoluzione di problemi, definita dalla commissione della medaglia Fields “suprema”, ma al tempo stesso di star diventando sempre più esperto, di accumulare più trucchi che gli consentono di arrivare alle soluzioni in modi sempre più efficienti.
Non è preoccupato dal passare dell’età, è convinto che, almeno per ancora qualche decade, continuerà a migliorare nella sua amata matematica.
Avrebbe potuto diventare una rockstar, montarsi la testa, fare palate di denaro e girare il mondo vantandosi di essere il più intelligente sulla faccia della terra e invece, quando nel 2015 ha vinto il prestigioso Breakthrough Prize, ha cercato di convincere i finanziatori a non dargli i 3 milioni di dollari previsti e dividerli invece con altre persone perché, a detta sua “non mi sentivo il più qualificato per questo premio”.
È questo che lo rende così dannatamente affascinante e frustrante insieme, perché quando i grandissimi si mostrano come irraggiungibili, travagliati, diversi in tutto e per tutto da noi poveri mortali è facile, confortante pensare che sì, in fondo, forse non siamo davvero la stessa specie e che forse non faremmo cambio con quelle vite tanto importanti ma tanto difficili allo stesso tempo.
Non nel caso di Terry, il ragazzo della porta accanto, il nerd simpatico che ora ha 45 anni e una famiglia bellissima, una moglie, un figlio, una figlia, che vive a Los Angeles e tutte le mattine va al lavoro come tutti ed è amato dai colleghi.
Terry, che alla mattina ha il compito di portare suo figlio William, di 11 anni a scuola alle 8 in punto e che passa le serate a guardare Doctor Who insieme a lui.
Terry, che non ha bisogno di nessun vezzo, di nessun premio, di nessuna eccentricità per continuare ad essere, semplicemente, la persona più intelligente che esista. Senza preoccuparsene. No big deal.
Quando un giornalista gli chiede che cosa ne pensi dei propri successi, dei propri premi, Terence Tao risponde
“Ne sono davvero felice. Forse quando avrò 60 anni guarderò indietro a quello che ho fatto ma, per adesso preferisco solo lavorare sui problemi che ho ancora da risolvere.”
Non c’è bisogno di altro.
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