STEVE WOZNIAK: l'uomo che ha inventato il PERSONAL COMPUTER
La rivoluzione informatica degli anni ’70 e ’80, la nascita del moderno concetto di personal computer, l’arrivo di quei dispositivi digitali nelle case, nelle mani, nelle vite delle persone normali, come voi e come me.
Nell’immaginario collettivo quel momento storico ha due volti.
Due icone, due menti, due magnati, due avversari: lo Yin e lo Yang, i pirati della Silicon Valley. Parlo di Steve Jobs e Bill Gates.
Sono loro due a rubare la scena, a contendersi l’amore, l’odio, l’invidia del grande pubblico, a combattere una guerra mediatica e di mercato durata decenni a colpi di circuiti, software e sistemi operativi.
Tanto, forse troppo della nostra cultura e del nostro stile di vita poggia le fondamenta proprio lì, su quella “guerra dei computer”.
Eppure, dietro a tutto questo, lontano dai riflettori, nelle retrovie, qualcuno ha reso possibile quella rivoluzione. Qualcuno con le proprie mani e la propria mente ha progettato e fisicamente costruito il primo personal computer.
Un hacker, un burlone, un ingegnere, un filantropo, uno studente irrequieto, un insegnante, un futurista, un nerd, un mago: Steve Wozniak. Woz.
Se Steve Jobs e Bill Gates sono stati i volti della rivoluzione informatica, Woz ne è stato l’anima. Oggi in questo articolo vi racconto la sua storia.
LA GIOVINEZZA
Woz, al secolo Stephen Gary Wozniak, nasce l’11 agosto del 1950 a San Jose, California, da Margaret Louise Kern e Jerry Wozniak, entrambi americani, ma la famiglia ha origini polacche e ucraine.
Curiosamente, il suo certificato di nascita riporta il nome Stephan, con la “A”, un errore di spelling di qualcuno, il primo scherzo del piccolo Woz.
Forse influenzato dal padre, un ingegnere nella compagnia aerospaziale Lockheed, il piccolo Steve adora smontare e rimontare oggetti, lavorare con piccoli dispositivi elettronici, costruire.
È curioso, irrequieto, sorridente, simpatico, sveglio. La scuola gli interessa pochissimo, come potete immaginare, non è uno studente disastroso, ma di certo neanche un modello di diligenza. La matematica, in particolare, gli è sempre riuscita facile. Se la cava, sopravvive galleggiando sulla sufficienza e concentra tutta la sua intelligenza esplosiva nei suoi progetti fuori dalle aule.
Si diploma nel 1968 alla Homestead High School di Cupertino e si iscrive subito dopo alla University of Colorado Boulder, ovviamente scegliendo un curriculum da ingegnere elettronico… ma dura poco.
Un anno più tardi, nel 1969, viene espulso dall’università: ha hackerato i computer dell’università e spedito scherzi e messaggi stupidi a tutti i docenti e agli studenti.
Torna a Cupertino, poi nel 1971 approda all’università di Berkeley.
Nell’estate di quell’anno, insieme all’amico Bill Fernandez, un altro inventore, di qualche anno più giovane, Woz costruisce il suo primo computer. Ricordatevi di Bill, che più tardi tornerà. Rubacchiano in giro pezzi di ricambio, schede perforate, tastiere, altri li scambiano o li raccattano chissà dove. Chiamano la loro creatura “Cream Soda”, come la loro bevanda preferita.
Presentano “Cream Soda” a un reporter che calpesta il cavo di alimentazione: il computer salta, si brucia tutto. Woz scrolla le spalle: “ne faremo un altro”. Ha 21 anni e le macchine sembrano parlargli.
Trovare lavoretti come progettista è un gioco da ragazzi. Non saranno i lavori più stimolanti del mondo, ma le paghe non sono male e Woz è un tipo tranquillo, gli basta divertirsi con i suoi aggeggi elettronici.
Ed ecco che torna in gioco Bill Fernandez, l’altro creatore di Cream Soda. Ecco, Bill un giorno, parlando con Woz, gli racconta di un ragazzino che ha conosciuto a scuola, nella stessa Homestead High School di Cupertino. Il ragazzo ha appena 16 anni, ma è già bello sveglio.
“E’ anche lui appassionato di elettronica e di scherzi, dovresti proprio conoscerlo. Oh, e si chiama Steve, come te”.
STEVE e STEVE
Steve Jobs e Steve Wozniak diventano inseparabili. Passano le giornate insieme a progettare scherzi stupidi e costruire macchinari improbabili. Woz si imbatte in un articolo di Esquire dove si descrivono delle piccole scatole blu che permettono, attraverso l’emissione di suoni specifici, di hackerare le linee delle compagnie telefoniche e fare chiamate anche internazionali a distanza.
Qualche settimana più tardi, Woz ha costruito la sua “blue box” personale, Jobs la inaugura telefonando in Vaticano, spacciandosi per il segretario di stato americano Henry Kissinger e cercando di farsi passare il papa.
Invano. La bravata è solo l’inizio. Jobs è solo un adolescente ma dimostra uno spirito imprenditoriale fuori dal comune. Convince Woz a produrre altre blue boxes e se ne va in giro per i campus, le scuole e i negozi a venderle.
Ne piazza più di 200, a 150 dollari l’una. Trentamila dollari, una fortuna.
Si dividono in due i guadagni, sono in società e Woz diventa una celebrità nella comunità hacker con il nome di “Berkeley Blue”. Woz costruisce, Jobs vende.
Ma il business dura poco: le compagnie telefoniche modificano i protocolli e le blue box diventano dei gloriosi fermaporte elettronici. I soldi finiscono.
Woz molla Berkeley, l’università non fa per lui, e trova altri lavoretti prima di arrivare alla Hewlett Packard, HP.
Jobs trova un lavoro alla Atari, la casa produttrice di videogiochi, che vuole creare una nuova architettura hardware, più semplice, economica ed efficiente per il suo ultimo gioco, Breakout, su cui puntano tantissimo. Mi sa che avete presente che gioco sia.
Atari offre 100 dollari per ogni chip in meno che il nuovo hardware avrà rispetto a quello in uso.
Jobs subappalta il lavoro a Woz, che elimina 50 chip, riprogettando interamente la scheda e sfruttando la RAM come non è mai stato fatto fino a quel momento. Il progetto è troppo complesso, troppo ambizioso, Atari lo scarta ma paga Jobs lo stesso quanto pattuito: 5000 dollari. Steve dice all’amico Woz di averne ricevuti solo 700. Gliene da 350.
Woz scoprirà l’imbroglio solo 10 anni più tardi e commenterà così: “Mi dispiace davvero che Steve mi abbia ingannato. Se aveva bisogno di soldi avrebbe potuto dirmelo, glieli avrei dati tutti.”
IL PROGETTO
Nel 1975 Woz ha tra le mani un progetto incredibile, qualcosa di diverso da qualunque altro gadget tecnologico abbia mai realizzato. Un altro “Cream soda” ma portatile, con un’interfaccia nuova: il monitor di una tv. Un computer personale, che chiunque potrebbe tenere in casa. Non si è mai visto nulla di simile. Il suo scopo è impressionare i suoi colleghi nerd del “Homebrew Computer club”, lasciarli a bocca aperta.
Un anno più tardi il computer è pronto, funziona, è un prodigio dell’elettronica. Woz ha progettato l’hardware, il sistema operativo e i circuiti della macchina. Da solo.
Steve Jobs, appena vede la macchina completa, esce di testa. Racconta a Woz di un futuro in cui chiunque avrà i loro computer a casa, di come ne venderanno a milioni e diventeranno ricchi e cambieranno il mondo per sempre, insieme.
Woz è preoccupato, non capisce fino in fondo le ambizioni dell’amico, lavora ancora per l’HP e non gli sembra giusto agire dietro le loro spalle. Decide di presentare il progetto al lavoro, per vedere se l’HP sia interessata ad acquisire il brevetto e magari a produrlo. Lo presenta non una, non due, non tre, non quattro, cinque volte. E cinque volte gli viene rifiutato. Il progetto non ha futuro, a parere loro.
Woz è deluso, Jobs è entusiasta: sono liberi di fondare la loro azienda, insieme. Come ai tempi della blue box. Woz costruisce, Jobs vende. Possono cominciare vendendo solo le schede, non tutto l’hardware, se falliranno, gli dice Jobs, potranno raccontare un giorno ai loro nipoti di aver fondato una loro azienda.
APPLE COMPUTER COMPANY
Woz cede, vende la sua calcolatrice programmabile mentre Jobs vende il suo furgone Volkswagen, mettono insieme i soldi e aprono una società. Decidono di chiamarla “Apple Computer Company” e la creatura di Woz “Apple I”, perché a Jobs piacciono gli alberi di mele, ha passato del tempo in una piantagione in Oregon durante uno dei suoi viaggi “spirituali”. Coinvolgono anche un altro conoscente, Ronald Wayne, con qualche esperienza di business alle spalle, perché li aiuti con le questioni legali e societarie. Ronald venderà la sua quota di Apple 12 giorni dopo la fondazione, il 10%. Oggi, il 10% di Apple varrebbe 200 miliardi di dollari.
La prima sede di Apple è la camera da letto di Jobs e poi, quando finisce lo spazio, il suo garage. Le vendite dei primi kit vanno così bene che decidono di passare a vendere un prodotto finito, che racchiuda tutta la potenza rivoluzionaria del progetto di Woz in un pacchetto dal design elegante, frutto del senso dell’estetica di Jobs. Lo presentano nel 1977. Costa 666 dollari e 66 cent, perché a Woz piacciono i numeri che si ripetono.
Tre anni dopo, Apple vale 1 miliardo. La quota di Woz gli frutta 116 milioni di dollari. Per l’epoca sono molti, molti di più di quanto non ci possano sembrare oggi. Woz non sa cosa farsene, letteralmente: li spreca in giro, si compra cose che lo facciano contento, senza farsi troppe domande. A lui interessano ancora i suoi gingilli.
Continua a lavorare in azienda, costruisce il primo lettore di floppy disk, progetta parti del sistema operativo, porzioni di software, di tutto.
Ma non è felice. Gli piace ancora scherzare, ma le cose alla Apple si sono fatte serissime. Steve Jobs non è più il ragazzino hippie che cerca di farsi passare il papa al telefono, non è più l’amico con cui Woz passava i pomeriggi, è ormai un capo d’azienda spietato. Porta la giacca e la cravatta. Si è tagliato la barba. Urla più spesso di quanto non rida.
Woz si sente solo, spaesato, divorzia dalla prima moglie e comincia a uscire con una ragazza conosciuta in azienda, Candice Clark. Al primo appuntamento la invita al cinema a vedere un film di fantascienza e per non rischiare di non trovare posto si compra il cinema. Scatta la scintilla e i due decidono di fidanzarsi e sposarsi appena possibile.
Nello stesso periodo Woz si butta su una nuova passione: il volo. Ha i soldi per potersi comprare un’intera compagnia aerea, se solo volesse, e il tempo a disposizione per imparare a pilotare.
Il 7 febbraio 1981 Woz, con sole 50 ore di volo alle spalle, senza abilitazione, avvia il motore del suo Beechcraft Bonanza A36TC. Sull’aereo a motore singolo ci sono anche Candice, suo fratello e la fidanzata di suo fratello. L’aereo decolla, ma qualcosa va storto: prende quota troppo bruscamente, poi si blocca e si impiglia nella recinzione di un parcheggio lì vicino.
È un attimo: lo schianto, il fuoco, le lamiere. Miracolosamente nessuno muore nell’incidente ma Woz sbatte la testa.
Si sveglia in ospedale, soffre di pesanti amnesie anterograde, è spaesato, non capisce dove si trova, non ricorda il suo nome né l’incidente, la sua memoria a breve termine sembra non funzionare più per 5 settimane e i dottori temono che possa non riprendersi mai più. Non andrà così. La mente di Woz riprende a funzionare ma il recupero è lento ed estenuante, e Steve rimane in ospedale mesi e mesi.
Appena comincia a sentirsi meglio comincia a trascorrere le sue giornate giocando a videogiochi sul suo Apple II e cercando di convincere il suo amico Dan Sokol a portargli di soppiatto in ospedale pizza e milkshakes.
DOPO LA APPLE
Tornerà in azienda solo due anni più tardi, sempre più deluso dai cambiamenti nella sua creatura e sempre più distaccato. L’incidente e il recupero, la paura di morire o di perdere per sempre la sua mente gli hanno fatto capire che cosa gli interessa davvero nella vita. Scalare la vetta del capitalismo mondiale non è per lui.
Ritorna a Berkeley per finire la laurea, ma si iscrive sotto falso nome per non farsi riconoscere: si fa chiamare Rocky “Raccoon” Clark, “Rocky Clark il procione”, questo è il nome che viene ancora riportato sulla sua laurea. Laurea assegnata ad honorem, perché Steve, alla fine, ha mollato di nuovo gli studi. Si annoiava.
Dopo Apple, Woz ha fondato, la CL9, che ha sviluppato il primo telecomando universale programmabile, il papà del telecomando che usate tutti i giorni per la televisione. Ha aperto la Wheel of Zeus, W-O-Z, che si occupava di tecnologia GPS, e altre aziende, iniziative benefiche, holding. Negli anni ha incrementato sempre di più il suo lavoro filantropico donando cifre incredibili.
Ha anche creato il Silicon Valley Comic Con, una convention di cultura pop e nerd.
Oh, e ha continuato a videogiocare. Woz ha una passione maniacale per Tetris per Gameboy, tanto che negli anni ’90 ha inviato a Nintendo Power, una rivista specializzata in strategie e record dei giochi Nintendo, così tanti record di Tetris che hanno smesso di pubblicarglieli. Lui ha cominciato a mandarglieli sotto un altro nome, Evets Kainzow, il suo nome al contrario.
Ha continuato a frequentare Steve Jobs, di tanto in tanto, ma a più riprese ha dichiarato di non essere più così vicino al suo vecchio amico. Erano ormai troppo diversi.
E poi c’è l’insegnamento. Dopo i suoi anni da progettista, da magnate, da inventore, Woz ha riscoperto una passione per il trasmettere le sue conoscenze. Ha fondato Woz- U, un progetto per insegnare online le materie legate allo sviluppo di tecnologia, e si è messo ad insegnare informatica in una scuola elementare.
Nel frattempo, non si è mai ufficialmente allontanato da Apple. Risulta ancora impiegato lì, con una mansione non meglio specificata. Nessuno ha il coraggio di licenziarlo.
Negli anni la quantità di premi, riconoscimenti, medaglie, onorificenze, interviste che hanno visto Woz protagonista è incalcolabile, così come anche le sue rappresentazioni al cinema, in tv e le sue comparsate. In America è ancora una rockstar, venerato dagli appassionati di tecnologia come un benevolo dio barbuto e burlone.
The wonderful wizard of Woz, il grande mago di Woz, come lo chiamano alcuni, oggi vive a Los Gatos, in California, ma dice che gli piacerebbe trasferirsi in Australia.
Steve Wozniak è una figura unica, irresistibile, dalla simpatia travolgente.
Un’anima pura, che rappresenta davvero l’ideale dell’uomo che fa quello che fa perché gli piace e perché ci crede. Nient’altro. Il successo è solo un accessorio, una distrazione. Woz è ancora il ragazzino che hackerava i computer dell’università per il gusto di far incazzare i professori, è ancora il nerd che voleva impressionare gli amici del club del computer.
Woz, semplicemente, ha fatto per tutta la vita quello che gli andava di fare, senza nessun doppio fine.
Un tizio qualunque, con centinaia di milioni in banca ma che puoi trovare a insegnare ai bambini in una scuola elementare, perché gli va.
Scopri la mia offerta formativa: visita lo store dei videocorsi ADC!
Studenti universitari, studenti lavoratori, studenti per concorsi, studenti di scuola, insegnanti: c'è un corso ADC perfetto per le esigenze di chiunque
Ti interessa questo argomento?
Allora iscriviti alla mia newsletter!
Compila questo form per ricevere il mio manuale gratuito di lettura efficace e articoli di approfondimento sui temi che più ti interessano.
Nota: se già hai scaricato "Leggere per Sapere" o una delle mie risorse gratuite, la tua iscrizione alla newsletter è già attiva.
Niente SPAM. Puoi disiscriverti quando vuoi.