Quando studiamo siamo tutti UGUALI o tutti DIVERSI?
Quando studiamo, quando impariamo, siamo tutti uguali o tutti diversi? Siamo ognuno unico e irripetibile, o fatti con lo stampino?
Questa è in assoluto una delle domande a cui più spesso mi capita di rispondere, nonché una delle “critiche” che più spesso si incontrano quando si cerca di diffondere o insegnare metodologie di apprendimento efficace.
Sì, perché a tutti noi piace sentirci unici e speciali, e in un certo senso lo siamo, e allora che senso ha imparare un metodo di studio, non è forse meglio inventarsene uno personale, che si adatti alla nostra unicità?
Come stanno realmente le cose?
Partiamo da un presupposto: non c’è alcun dubbio che ci siano forti differenze individuali tra di noi: differenze di gusto, di stile cognitivo, di atteggiamento, di carattere, di abitudini, di necessità, che si riversano in ogni aspetto della nostra vita, compreso lo studio…
Il punto è che, però, quando si tratta di operazioni cognitive e funzioni biologiche, siamo molto più simili gli uni dagli altri di quanto non siamo diversi. La struttura del nostro cervello, plasmata dall’evoluzione per selezione naturale, è la stessa. In generale, al livello delle basi, ciò che funziona per me funzionerà anche per te e per chiunque altro, semplicemente perché è così che siamo fatti.
Di fatto, le differenze si manifestano esclusivamente al livello dei dettagli, delle scelte stilistiche, di come adattare quegli stessi principi al nostro contesto specifico e al nostro modo di ragionare.
I principi fondamentali del processo di apprendimento, quei mattoni su cui costruire il castello del nostro metodo di studio, sono comuni, universali ed efficaci per tutti. Si parte dal consolidare quelli e poi, una volta diventati bravi, si fanno aggiustamenti e personalizzazioni.
È per questo che nei miei video, libri, articoli, corsi, io insegno proprio quei principi di base, scendo nel dettaglio mostrando anche le diverse varianti: per incoraggiare chi mi segue a padroneggiare il metodo di base come prima cosa e poi, quando si è efficienti, metterci del proprio, sperimentare, modificare. Ma non prima di aver capito come funziona.
Voglio farti un esempio, per chiarie definitivamente come la penso sull’argomento: è come se parlassimo di atletica leggera, diciamo di salto in alto.
È certamente vero che il corpo di ogni atleta è diverso e quindi lo stile di salto sarà diverso, così come l'allenamento prima della gara, personalizzato. Nessun dubbio. Ma il corpo umano è il corpo umano, il 90% del movimento che compiono gli atleti in gara è identico, si salta all'indietro (alla Fosbury) perché così si va più in alto. Tutti.
Quando si insegna ai principianti il salto in alto, quindi, prima di anche solo accennare alla personalizzazione ci si deve assicurare che siano capaci di saltare nel modo corretto, che conoscano la meccanica del gesto.
È sui dettagli che si personalizza, non nella struttura di base, per la quale esistono cose giuste e cose sbagliate. Nello studio vale la stessa cosa. Prima si impara come funziona un metodo realmente efficace, poi ci si può permettere di modificare le minuzie!
Questa è la prospettiva che adotto sull'argomento e il modo con cui da sempre seguo i miei clienti e alunni, e non ha mai fallito.
Perché è solo conoscendo in che cosa siamo tutti uguali che possiamo permetterci di scoprire in che cosa siamo davvero unici.
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